SVISTE #7
Un disperato ghigno contemporaneo
Il cinema di Ilaria Pezone
proiezione alla presenza dell'autrice
Tra i lavori più interessanti dell’odierno panorama underground italiano spiccano, indubbiamente, quelli di Ilaria Pezone, artista visuale e filmmaker lecchese. Caratterizzato da un mutuo dialogo tra cinema e video-arte, la peculiarità del percorso artistico dell’autrice consiste principalmente nella ricerca di un senso di prossimità nei confronti di ciò che filma – come ben si evince dai suoi documentari più maturi, Indagine su sei brani di vita rumorosa dispersi in un’estate afosa e France – quasi un autoritratto –, di cui non è solo spettatrice ma soprattutto protagonista: «Perché filmare dovrebbe essere un’interruzione del mio modo di esistere?».
'...negli anni del liceo artistico ho iniziato a girare dei brevi video non narrativi, che per me assolvevano un ruolo poetico, intimo, più che altro, parallelo alla poesia scritta, che da sempre mi accompagna...'
'...cerco costantemente di svicolare da me stessa, dalle mie gabbie, dal mio ego iperespresso, attraverso il mio cinema, che forse potrebbe sembrare egotico: del resto io sono l’unico filtro possibile. Per come lo concepisco, è il mio modo (autistico?) di entrare in relazione con l’altro e con ciò che è diverso da me, a partire dalle affinità che posso cogliere, sondando le paure che derivano dall’estraneità. Vorrei che fosse inteso come gesto d’amore e gratitudine verso ciò che mi circonda e chi mi attraversa: altrimenti non avrei motivo per farlo...'
Estratti da un'intervista di Martina Mele ad Ilaria Pezone sulla rivista cinematografica Lo Specchio Scuro
lecchese. Caratterizzato da un mutuo dialogo tra cinema e video-arte, la peculiarità del percorso artistico dell’autrice consiste principalmente nella ricerca di un senso di prossimità nei confronti di ciò che filma – come ben si evince dai suoi documentari più maturi, Indagine su sei brani di vita rumorosa dispersi in un’estate afosa e France – quasi un autoritratto –, di cui non è solo spettatrice ma soprattutto protagonista: «Perché filmare dovrebbe essere un’interruzione del mio modo di esistere?».
'...negli anni del liceo artistico ho iniziato a girare dei brevi video non narrativi, che per me assolvevano un ruolo poetico, intimo, più che altro, parallelo alla poesia scritta, che da sempre mi accompagna...'
'...cerco costantemente di svicolare da me stessa, dalle mie gabbie, dal mio ego iperespresso, attraverso il mio cinema, che forse potrebbe sembrare egotico: del resto io sono l’unico filtro possibile. Per come lo concepisco, è il mio modo (autistico?) di entrare in relazione con l’altro e con ciò che è diverso da me, a partire dalle affinità che posso cogliere, sondando le paure che derivano dall’estraneità. Vorrei che fosse inteso come gesto d’amore e gratitudine verso ciò che mi circonda e chi mi attraversa: altrimenti non avrei motivo per farlo...'
Estratti da un'intervista di Martina Mele ad Ilaria Pezone sulla rivista cinematografica Lo Specchio Scuro
Tag: corti, d'essai, con autore/artista